Vite Parallele

Quando tutto tace, quando la pioggia viene giù terribilmente e incessantemente, quando il sonno non vuole prenderti e cullarti soavemente, come farebbe la madre di un bambino in fasce, è proprio in questi momenti che dobbiamo fermarci e riflettere. Tirare le somme e fare i conti con i propri successi e insuccessi, interrogarsi su quali trofei portati a casa, e quante sconfitte incassate.

C’è chi si sveglia una mattina, e smette di fumare, o c’è chi invece, ha sempre custodito gelosamente nel cassetto il proprio sogno, d’un tratto decide di scrivere un libro e raccontare la sua storia, oppure c’è chi si sveglia pregando di non essere più stuprata, da un genitore o da un parente. Qualcuno svegliandosi prega un amico o un figlio tragicamente scomparso, o semplicemente è felice per l’uscita dalla sua vita di una persona negativa. Come tutti i santi giorni c’è chi recandosi a lavoro pensa alla giornata che ha davanti, e c’è, invece, chi, in quel preciso istante, stanco per il troppo lavoro svolto, si avvia verso casa.

Genera una strana sensazione, l’idea che mentre stiamo facendo o pensando qualcosa, ci siano altre cento, mille, migliaia di persone che si apprestano a fare tutt’altro, non siamo il centro dell’universo, siamo semplici essenze che si intersecano e si accoppiano solo per sopperire a quella solitudine che ci spaventa. Un bisogno egoista, ci spinge ad infittire la nostra rete di amicizie, contatti, persone con cui divertirsi, con cui confidarsi o semplicemente sentirsi amati.

Dolori, gioie, emozioni, sofferenze, sorrisi, pianti, imprecazioni, complimenti, è stupefacente la capacità con la quale cambia il nostro stato d’animo al variare del mondo esterno, ogni piccolo gesto, o esternazione futile fa sorgere in noi una risposta diversa, una reazione interiore a stimoli esteriori. Spesso cerchiamo di celare dietro un sorriso, timori e paure, ci nascondiamo dietro un va tutto bene, quando, invece, in realtà non è così, forse lo facciamo per difendere le persone care che ci circondano oppure è un banale meccanismo di difesa personale, che ci estranea e ci allontana, isolandoci da chi potrebbe tenderci una calorosa mano.

La routine, la monotona ripetizione di comportamenti, di parole e gesti reiterati, ci rende inermi, privi di spirito d’avventura, e spesso ci oscura la vista, coprendo anche quella travolgente sensazione che ci fa sorridere dinanzi alle avversità, facendoci dire domani sarà un giorno migliore.

Siamo tutti diversi e uguali allo stesso modo.